domenica 12 giugno 2011

Cos'è il BINGE EATING DISORDER (BED):

Il Binge Eating Disorder
Intorno alla fine degli anni 50 venne osservato come in diversi casi di obesità era rilevabile un comportamento alimentare caratterizzato da una forte compulsività e dal consumo di elevate quantità di cibo in tempi molto ridotti (Caputo, et al., 1994). Tale condotta alimentare venne successivamente denominata Binge Eating Disorder (BED) e, poiché strettamente legata alla presenza di disturbi dell’umore, venne compresa nel DSM-IV (APA, 1994) fra i cosi detti “disturbi del comportamento alimentare non altrimenti specificati” (ED-NOS). Il Disturbo da Alimentazione Incontrollata, il cui sintomo principale è appunto l’abbuffata compulsiva, risulta presente oltre che in alcune forme di grave obesità anche nella bulimia e nell’anoressia nervosa. Da un punto di vista strettamente fenomenologico-descrittivo, il BED è caratterizzato dall’assunzione da parte del soggetto, in un periodo di tempo limitato, di una quantità di cibo molto maggiore rispetto a quella che la grande maggioranza delle persone mangerebbe nello stesso tempo, accompagnata dalla sensazione di una perdita di controllo riguardo a quanto, come e cosa si stia mangiando e da una alterata percezione o dall’assenza della sensazione di fame. I criteri utilizzati per poter porre la diagnosi di BED sono:
  1. Ricorrenti episodi di abbuffata, come nella bulimia nervosa;
  2. Gli episodi di abbuffata si associano a tre o più delle seguenti condizioni:
    • Mangiare molto più rapidamente del normale;
    • Mangiare fino a sentirsi sgradevolmente sazi;
    • Mangiare ingenti quantitativi di cibo quando non si avverte la sensazione fisica della fame;
    • Mangiare da soli a causa dell’imbarazzo che deriva dall’abbondante quantitativo di cibo che viene ingerito;
    • Sentirsi disgustati da sé stessi, depressi e molto colpevoli dopo essersi abbandonati all’abbuffata.
  3. E’ presente un forte disagio riguardo all’abbuffata;
  4. L’episodio di abbuffata si è verificato, in media, per almeno due volte alla settimana per 6 mesi;
  5. L’episodio  di abbuffata non si associa al regolare ricorso a condotte compensatorie inappropriate e non si presenta unicamente nel corso di bulimia nervosa o anoressia nervosa.
Le abbuffate generalmente avvengono in solitudine e sono frequentemente associate ad un tono dell’umore depresso nel soggetto e da sentimenti di imbarazzo, vergogna e disgusto per il proprio comportamento.
La casistica raccolta presso l’istituto Auxologico Italiano (Molinari, Riva, 2004) ha individuato una incidenza del BED nella popolazione di soggetti obesi in trattamento valutata intorno al 19%, mentre altri studi riportano valori fra il 20 e il 30% (Marcus, et al., 1995). Ciò che interessa sottolineare è il fatto che la presenza del BED rende molto più complicata la condizione di obesità del soggetto sia a livello prognostico sia nell’ottica del trattamento terapeutico a causa della presenza di un significativo disturbo dell’umore generalmente di tipo depressivo o, meno frequentemente, di tipo ossessivo-compulsivo, oppure di un disturbo border-line di personalità. Gli obesi BED, in generale, mostrano rispetto ai non BED, maggiori livelli di depressione, di ostilità e di rabbia espressa correlata ad impulsività. Alcune ricerche (Molinari, Riva, 2004) orientate a stabilire l’influenza dei tratti di personalità sull’atteggiamento nei confronti del cibo in soggetti obesi hanno rilevato come la presenza di alti livelli d’ansia e di valori elevati nelle scale depressione e devianza sociale del Minnesota Multiphasic Personality Inventory (MMPI-2) (Butcher, 1990) fosse associata ad abitudini alimentari tendenzialmente disturbate e ad atteggiamenti bulimici nei confronti del cibo.
La letteratura (Istituto Auxologico Italiano, 2006) riporta come i familiari di soggetti BED presentino con maggior frequenza un’obesità grave (BMI > 40) rispetto a familiari di soggetti non BED. Altro aspetto rilevante riguarda la frequente presenza nei soggetti binge eating di caratteristiche alessitimiche con incidenze che possono raggiungere anche valori intorno al 60% (Cochrane, et al.,1993). Questi soggetti in cui è frequentemente la presenza di una personalità borderline, mostrano un uso del pensiero prevalentemente operatorio ed una scarsa capacità di rappresentare simbolicamente le proprie emozioni e di comunicare i propri stati interiori entro i rapporti interpersonali.
Appare evidente, dunque, come l’obesità, da un punto di vista psicopatologico, non possa essere considerata un fenomeno unitario (Bruch, 1973), visti i quadri clinici differenti che spesso concorrono a determinare nel soggetto un comportamento alimentare abnorme e disfunzionale. La possibilità di attivare opzioni terapeutiche mirate passa, pertanto, attraverso un’attenta diagnosi differenziale fondata sull’analisi delle caratteristiche di personalità della persona obesa e sulla capacità di distinguere gli aspetti psichiatrici che hanno avuto una parte nello sviluppo dell’eccesso ponderale da quelli che ne sono diventati la conseguenza.

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