domenica 15 maggio 2011

COS’E’ IL BULLISMO?


Scopriamolo insieme…

Il termine "bullismo" è la traduzione letterale della parola "bullying”, termine inglese usato nella letteratura internazionale per connotare il fenomeno delle prepotenze tra pari in un contesto di gruppo.
È  una forma di oppressione, in cui la giovane vittima sperimenta, per opera di un coetaneo prevaricatore, una condizione di profonda sofferenza, di grave svalutazione della propria identità, di crudele emarginazione dal gruppo. Dan Olweus definisce il bullismo come: "uno studente è oggetto di azioni di bullismo, ovvero è prevaricato o vittimizzato, quando viene esposto, ripetutamente nel corso del tempo, alle azioni offensive messe in atto da parte di uno o di più compagni."
Il bullismo può essere perpetrato da un singolo individuo o da un gruppo, il bersaglio può essere un singolo individuo o un gruppo. Nella versione italiana (Fonzi, 1997; Genta, Menesini, Fonzi e Costabile, 1996) “Un ragazzo subisce delle prepotenze, quando un altro ragazzo o gruppo di ragazzi gli dicono cose cattive e spiacevoli. E’ sempre prepotenza quando un ragazzo riceve i colpi, pugni, calci e minacce, quando viene rinchiuso in una stanza, riceve bigliettini con offese e parolacce, quando nessuno gli rivolge mai la parola e altre cose di questo genere. Questi fatti capitano spesso e chi  subisce non riesce a difendersi. Si tratta sempre di prepotenze anche quando un ragazzo viene preso in giro ripetutamente e con cattiveria. Non si tratta di prepotenze quando due ragazzi, all’incirca della stessa forza litigano tra loro e fanno la lotta.”

3 aspetti rilevanti per la definizione di bullismo:

L’intenzionalità: Il bullo mette in atto intenzionalmente dei comportamenti fisici o verbali con lo scopo di offendere l’altro e di arrecargli danno o disagio e continua anche quando è evidente che la vittima sta molto male ed è angosciata.

La persistenza: sebbene un singolo episodio possa essere considerato una forma di bullismo, l’interazione bullo- vittima è caratterizzata dalla ripetitività di comportamenti di prepotenza protratti nel tempo.

La relazione asimmetrica: è fondata sul disequilibrio e sulla disuguaglianza di forza tra il bullo che agisce e la vittima che spesso non è in grado di difendersi.


Il bullismo si manifesta in 3 forme principali:

Bullismo diretto: attacchi relativamente aperti nei confronti della vittima, manifestazioni visibili di prevaricazione di tipo FISICO (colpire con pugni o calci, sottrarre o rovinare oggetti di proprietà etc.) o VERBALE (deridere, insultare, minacciare, prendere ripetutamente in giro, sottolineare aspetti razziali);

Bullismo indiretto: isolamento sociale e intenzionale esclusione dal gruppo, prepotenze più nascoste, sottili, difficilmente rilevabili come, da esempio, diffondere pettegolezzi fastidiosi (calunnie) o storie offensive, escludere dai gruppi di aggregazione, ecc.



CHI E’ IL BULLO?
Sin dalle prime ricerche di Olweus (1993) i bulli sono stati raffigurati come ragazzi per lo più maschi, più forti fisicamente o psicologicamente rispetto ai compagni più deboli, da loro sottoposti a continue angherie e soprusi.

*      Presentano spesso un’elevata autostima, vantano la loro superiorità.

*       Sono caratterizzati da un atteggiamento favorevole verso la violenza.

*       Provano scarsa empatia per la vittima.

*       Ritengono che l’aggressività possa essere positiva poiché aiuta ad ottenere ciò che si vuole, incrementa, inoltre, il loro prestigio.

*       Sono pronti a giustificare il proprio comportamento assumendo spesso atteggiamenti di indifferenza e scarsa sensibilità morale per la vittima.

*       La scuola è il luogo in cui agiscono con maggiore frequenza.

*       Si caratterizzano per comportamenti aggressivi e prepotenti sia verso i compagni che verso gli adulti, si arrabbiano facilmente.

*      Presentano un forte bisogno di dominare, si dimostrano spesso impulsivi.

*       Presentano bassa tolleranza alla frustrazione e difficoltà a rispettare le regole; spesso provengano da condizioni familiari educativamente inadeguate, il che potrebbe provocare una certa ostilità verso l’ambiente.

*       Il loro modello d’interazione reattivo-aggressivo può creare una base sulla quale possono innestarsi disturbi quali atteggiamenti di dipendenza, comportamenti antisociali e delinquenziali, ecc..

*       Oltre a prendere l’iniziativa nell’aggredire la vittima sono anche capaci di istigare altri compagni a farlo


 A livello sociale si è visto come anche i fattori di gruppo favoriscano questi episodi. L’85% dei fenomeni di bullismo avviene in presenza di coetanei, che possono assumere ruoli diversi all’interno del gruppo, sostenendo il bullo, o la vittima o rimanendo semplici osservatori.

Qualche spunto teorico…
Secondo la teoria dell’apprendimento sociale di Bandura (1977), nel contesto di gruppo si attivano diversi meccanismi di modellamento del comportamento: il bullo suscita spesso ammirazione e identificazione e altri ragazzi sono sollecitati ad agire secondo questo modello; a sua volta il bullo viene rinforzato dal sostegno attivo o passivo di spettatori e aiutanti e, inoltre, la situazione di gruppo innesca un meccanismo di deresponsabilizzazione personale che porta molti bambini a non intervenire a sostegno della vittima.

Sutton, Smith e Swettenham (1999) contrappongono all’ipotesi finora prevalente del deficit sociocognitivo come fattore responsabile delle condotte aggressive e del comportamento del bullo, una prospettiva alternativa, secondo la quale almeno alcuni dei ragazzi bulli potrebbero avere un’elevata conoscenza sociale e notevoli abilità nella comprensione della mente dell’altro, che utilizzano però al fine di manipolare la situazione a proprio vantaggio.

CHI E’ LA VITTIMA?

*      Solitamente più ansiose e insicure degli altri studenti, caute, sensibili.

*       Se attaccate da altri compagni, reagiscono piangendo e chiudendosi in se stesse.

*       Soffrono spesso di scarsa autostima, col tempo perdono sicurezza.

*       Hanno un’opinione negativa di sé e delle proprie competenze.

*       Il loro disagio può influire sulla loro concentrazione e sul loro apprendimento.

*       Sono particolarmente fragili.

*      Spesso sviluppano un atteggiamento di rifiuto verso l’attività scolastica e mostrano segni di ansia e di angoscia durante la propria esperienza di scuola.

*       Solitamente vivono una condizione di isolamento e di esclusione dalla classe che le rende ancora più vulnerabili agli occhi dei compagni.

*       Alcuni si sottraggono al ruolo di vittima designata dei bulli marinando la scuola.

*       Altri ancora possono persino sviluppare il timore di lasciare la sicurezza della propria casa.

*       Hanno difficoltà a gestire le relazioni con gli altri e a riconoscere le emozioni.

*       Hanno una scarsa capacità di comportamento assertivo accompagnata da eccessiva passività e sottomissione ai compagni.  
*      Hanno difficoltà a fronteggiare la situazione di attacco mediante comportamenti reattivi o di richiesta di aiuto.

*       Tendono ad accettare la propria sorte negando il problema, cercando di annullare la propria sofferenza emotiva o mettendo in atto comportamenti di autocolpevolizzazione (si rimproverano di attirare le prepotenze dei compagni).

*       Possono presentare sintomi da stress, mal di stomaco e mal di testa, incubi o attacchi d'ansia.

*       Il loro modello d’interazione reattivo-ansioso conduce ad evitare le situazioni che si considerano potenzialmente pericolose, ciò può creare un terreno fertile sul quale si possono sviluppare fobie, depressioni, ecc..

*       Le conseguenze di tale situazione sono spesso gravi e possono provocare strascichi anche in età di molto successive a quelle del sopruso stesso, possono condurre verso forti disagi personali e sociali, comportamenti di autodistruzione, quali la depressione e nei casi più estremi il suicidio.

CHI E’IL BULLO-VITTIMA?

*      E’ una vittima aggressiva o provocatrice che pur subendo le prepotenze mostra uno stile di interazione di tipo reattivo e aggressivo.

*       Ha difficoltà di controllo delle emozioni, è emotivo, irritabile.

*       Può essere inquieto e offensivo, ciò innesca facilmente un circolo vizioso di elevata conflittualità.

*       Ha atteggiamenti provocatori e iper-reattivi di fronte agli attacchi dei compagni.

*       Lo caratterizza un comportamento agitato accompagnato spesso da difficoltà sul piano cognitivo e dell’attenzione.  


LA RELAZIONE FRA BULLO E VITTIMA:

La relazione bullo-vittima può essere letta come la risultante di un complesso intreccio tra fattori individuali, disposizioni personali dei soggetti, esperienze precedenti, e fattori più propriamente sociali, aspettative, ruoli e norme all’interno del gruppo. Hinde dimostra la necessità di studiare non solo l’individuo ma gli individui in relazione alle diverse reti e contesti sociali in cui sono inseriti.

IL BULLISMO IN ITALIA

In Italia all’inizio degli anni novanta, un gruppo di ricercatori delle Università di Firenze e Cosenza, ha dato avvio ad una ricerca su scala nazionale che nel tempo ha coinvolto Piemonte e Valle d’Aosta, Bologna, la provincia di Firenze, la provincia di Roma, Napoli e Palermo. Il bullismo nelle scuole italiane si presenta molto elevato con indici complessivi che oscillano dal 41% nella scuola primaria al 26% nella scuola media.

L’alta incidenza del bullismo in Italia sembra essere un fattore che almeno in parte può essere ricondotto a motivi culturali:
*      Maggiore tolleranza del conflitto;

*        Rapporti di amicizia più duraturi nel tempo;

*        Maggiore flessibilità nella risoluzione dei conflitti.


INTERVENTI ANTI-BULLISMO: ASPETTI METODOLOGICI

*      Un approccio globale, di tipo sistemico ed ecologico, integra al suo interno vari livelli di intervento, dalla scuola come sistema organizzativo fino ai singoli individui, passando attraverso la classe e i vari gruppi più o meno informali.
*      Il clima, le norme e i valori della scuola e le dinamiche e le regole interne ai gruppi-classe giocano un ruolo significativo nel potenziare o ridurre e prevenire il problema.  
*      Assumere una FUNZIONE INTEGRATIVA significa per lo psicologo fondare il suo intervento sull’attivazione di risorse interne alla scuola e sul coinvolgimento diretto di coloro che partecipano quotidianamente il contesto d’intervento (insegnanti, studenti, genitori, personale non docente, ecc.). 

CONOSCERE PER INTEVENIRE…

Nella prima fase è fondamentale:

Valutare il problema nel contesto in cui si interviene;

Esplorare atteggiamenti, motivazioni, rappresentazioni e fantasie degli attori implicati sia nei confronti del problema/bullismo sia dell’eventuale intervento;

Programmare obiettivi e strategie condivise con le parti.

INTERVENTI A LIVELLO DI COMUNITA’

Potenziare la collaborazione tra le diverse agenzie al fine di elaborare ed attuare interventi su più livelli con la finalità di aumentare l’empowerment di comunità.

INTERVENTI A LIVELLO DI SCUOLA

Si fonda sull’esplorazione del problema, la definizione di obiettivi e linee guida a livello di Istituto e l’elaborazione di strategie di intervento che consentano di sviluppare un codice di comportamenti anti-prepotenze.
La scuola nelle sue diverse componenti fa suo il problema e trova, nell’ambito della propria autonomia, le strategie di risoluzione del problema.
Tra gli aspetti positivi si nota una riduzione del fenomeno anche nelle classi non direttamente coinvolte nell’intervento in virtù di processi di sensibilizzazione e cambiamento di valori e norme nel contesto.

INTERVENTI A LIVELLO DI GRUPPO-CLASSE

Durante l’attività curricolare in classe è possibile trattare e capire alcuni concetti legati alla comprensione del fenomeno del bullismo (potere, oppressione, violenza, pregiudizio). Storia, letteratura, cinematografia si offrono come stimoli culturali, pre-testi per attivare e sollecitare una riflessione sul tema. OBIETTIVI: Favorire un’acquisizione di consapevolezza del problema, delle motivazioni e delle conseguenze. Potenziare i valori morali dei ragazzi. 

POTENZIAMENTO DELLE ABILITA’ SOCIALI

Sono progetti di potenziamento delle abilità di decodifica dei segnali comunicativi provenienti dagli altri. Assumere la prospettiva emotiva dell’altro in situazioni problematiche consente di comprendere meglio le sue motivazioni e i suoi stati emotivi, e di attivare nel gruppo comportamenti di aiuto verso i compagni in difficoltà. Comprende attività di training e di role-play che consentono ai partecipanti di riflettere sul fenomeno assumendo i diversi ruoli dei protagonisti entro un contesto di finzione. Si collocano in questo modello anche le proposte di “Alfabetizzazione emozionale” che sviluppano:
Nelle vittime: La capacità di esprimere le proprie emozioni ed interpretare i segnali che provengono dagli altri.
Nei bulli: La capacità di assumere il punto di vista degli altri.

PROMUOVERE LA COOPERATIVITA’

Bulli e vittime risultano meno cooperativi della media (Rigby, 1997)
Obiettivo di questi progetti:  Creare e potenziare, con l’intervento dell’insegnante, le condizioni di collaborazione ed aiuto fra pari, in relazione ad obbiettivi di apprendimento comuni e condivisi.
Rientrano in questa proposta i Circoli di Qualità, ovvero attività di cooperazione far gruppi di bambini con lo scopo di migliorare la convivenza nel proprio contesto, utilizzando un processo strutturato e collaborativo di problem-solving.

MODELLI DI SUPPORTO FRA COETANEI:

Si creano entro la scuola sistemi più o meno formali ed organizzati che guidano e sviluppano le naturali capacità dei bambini di dare e ricevere aiuto, consolare e offrire sostegno ai compagni
Obiettivo: Favorire una cultura di solidarietà, rispetto e aiuto reciproco a partire dal gruppo dei pari.
Fra le varie proposte:
*      L’operatore amico
*      La consulenza dei pari (sportello gestito dai ragazzi)
*      La mediazione dei conflitti fra pari


INTERVENTI A LIVELLO INDIVIDUALE
Con i bulli:
Approccio morale (costruzione di un etica scolastica);
Approccio legale  (tribunali anti-bullismo gestiti dai ragazzi);
Approccio umanistico  (approccio senza accusa; metodo dell’interesse condiviso)

A supporto delle vittime:
Counseling e supporto individuale;
Aiuto in classe  (fornito da insegnanti e consulenti);
Gruppi per aiutare le vittime (con ragazzi che condividono il problema e sono motivati ad aiutarsi)


PER SAPERNE DI PIU’…

Carli R. (2001), Culture giovanili, Franco Angeli, Milano.
Ciucci E.,  Smorti A.,  "Atteggiamenti e adattamento sociale di bulli e vittime nella scuola media", in "Psicologia Clinica della Sviluppo" n. 2 (1999)
Fonzi A., (a cura di) " Cooperare e competere tra bambini", Giunti, Firenze (1991)
Fonzi A., (a cura di) "Il Bullismo in Italia", Giunti, Firenze (1997)
Fonzi A., (a cura di) "Il gioco crudele", Giunti, Firenze (1999)
Fonzi A., ‘‘Persecutori e vittime tra i banchi di scuola’’, in ‘‘Psicologia Contemporanea’’ n. 129, (1995)
Fonzi A., Ciucci E., Berti C., Brighi A., "Riconoscimento delle emozioni, stili educativi familiari e posizioni nel gruppo in bambini che fanno e subiscono prepotenze a scuola" in "Età Evolutiva" n. 53 (1996)
Fonzi A., Tomaia G., Tassi F., Ciucci E., ‘‘Adattamento sociale, rifiuto e interazione tra coetanei in età prescolare’’, in ‘‘Età Evolutiva’’, n. 48, (1994)
Francescato D., Putton A. (2000), Stare meglio insieme, Oscar Mondadori, Milano.
Francescato D., Putton A., Cudini (2003), Stare bene insieme a scuola, Carocci, Roma.
Genta M.L., Menesini ., Fonzi A., Costabile A., ‘‘Bulli e vittime in Italia centrale e meridionale: analisi del fenomeno in alcune scuole di Firenze e Cosenza’’ , in ‘‘Età evolutiva’’ n. 53 (1996)
Genta M.L., Menesini ., Fonzi A., Costabile A., ‘‘Le prepotenze tra bambini a scuola’’, in ‘‘Età evolutiva’’ n. 53 (1996)
Menesini E., “Bullismo che fare?”, Giunti, Firenze (2000)
Olweus D., ‘‘Aggression and peer acceptance in adolescent boys: two short-term longitudinale studies of ratings’’, in ‘‘Child Development’’ n. 48 (1997)
Olweus D., ‘‘Aggression in the schools: bullies and whipping boys’’ Hemisphere, Washington, Usa (1978)
Olweus D., ‘‘Bullying at school. What we know and what we can do’’ (1993), trad. It. ‘‘Bullismo a scuola: ragazzi oppressi, ragazzi che opprimono’’, Giunti Gruppo Editoriale, Firenze (1996)
Olweus D., ‘‘Familiar and temperamental determinats of aggressive behaviour in adolescent boys: a cusual analysis’’, in ‘‘Child development’’ n. 16 (1980)
Sharp S., Smith P.K., ‘‘Tackling in your school. A pratical handbook for teachers’’ Routledge, London and New York (1994), trad. It. ‘‘Bulli e prepotenti nella scuola: prevenzione e tecniche educative’’, Edizioni Centro Studi Ericson (1995)
Tattum D.P., Lane D.A., ‘‘Bullying in school’’, Trentham Books Limited (1998)

Nessun commento:

Posta un commento