domenica 15 maggio 2011

L'ASMA INFANTILE: aspetti generali

                   LA MIA ASMA
Ah, asma maledetta!
Come un’ombra oscura
La notte vieni a cercarmi.
Sento il mio respiro
Affannoso e sibilante
E la mamma che corre
A portarmi soccorso.
Ah Asma maledetta!
C’è l’aerosol a portarmi
Sollievo e tu svanisci
Sconfitta dall’alba
Di un nuovo giorno 
   Alberto da Iglesias


1. L’entità del problema

In Italia si stima che la percentuale di bambini affetti da asma sia compresa fra il 7 e il 9%, di cui tre su quattro sviluppano i primi sintomi respiratori entro i primi tre anni di vita (Ammaniti, 2001).
Subito dopo le malattie infettive, gli attacchi di asma sono la causa principale di assenza da scuola dei bambini.
Roberto Bertollini, direttore tecnico “Oms Europa” della divisione “Determinanti della salute”, alla presentazione della Giornata mondiale della sanità, che si è tenuta il 7 aprile 2003, dedicata agli “Ambienti sani per i bambini”, evidenzia come nella maggior parte dei Paesi europei, dalla metà degli anni '70 a metà anni '90, la prevalenza dei sintomi di asma sia aumentata del 200% nei bambini. In Ue, in cui in media oltre il 10% dei bambini sono affetti da asma, inoltre, le allergie sono ormai le malattie croniche più comuni dell'infanzia.

2. Quadro clinico

Possiamo definire l’asma come una sindrome, ovvero un complesso di sintomi e segni che riconosce molteplici eziologie, dovuta ad forma disregolativa del tono broncomotore, caratterizzata da una reazione eccessiva a stimoli specifici ed aspecifici di varia natura, ai quali il sistema respiratorio risponde in modo “amplificato” con una iperreattività bronchiale (Franceschi Dusi, 1991; Rugarli, 1996).
La manifestazione clinica caratteristica della sindrome asmatica è la dispnea prevalentemente espiratoria, di intensità variabile e, generalmente, ad esordio improvviso.
Accanto ai sibili espiratori udibili, è comune la presenza di una tosse scarsamente produttiva, con espettorazione di muco estremamente viscoso. In questi pazienti, la tosse rappresenta spesso un fenomeno riflesso conseguente alla stimolazione dei recettori irritativi bronchiali (Rugarli, 1996).
L’esame obiettivo durante una crisi asmatica, rivela un soggetto visibilmente sofferente, con un caratteristico decubito ortopnoico o semiortopnoico e, nei casi più gravi, una sudorazione profusa e cianosi labiale e ungueale.
Spesso, tuttavia, si resta colpiti dal contrasto fra l’intensità del disturbo e l’atteggiamento del bambino che può restare allegro e attivo e non manifestare, almeno apparentemente, alcuna forma di angoscia legata alla respirazione (Marcelli, 1997; Ammaniti, 2001).
L’attacco asmatico si presenta, generalmente, in forma di crisi di durata estremamente variabile, da alcuni minuti a diverse ore, seguite da intervalli liberi da sintomatologia. Meno comunemente, invece, l’asma può avere un carattere subcontinuo, senza che si abbia fra una crisi e l’altra un completo ritorno ad una situazione di normalità.
La condizione più grave, infine, è rappresentata dallo stato di male asmatico, in cui il paziente presenta per lunghi periodi, anche di giorni, intensi fenomeni broncospastici, spesso poco responsivi ai comuni presidi terapeutici. È in questa condizione che si può assistere, sia pure raramente, all’evoluzione più grave della malattia asmatica, che può esitare in una forma di insufficienza respiratoria fatale per il soggetto (Rugarli, 1996).
L’elemento fisiopatologico dominante nell’asma è rappresentato dalla ostruzione bronchiale, conseguente allo spasmo della muscolatura liscia ed eventualmente all’edema della mucosa ed alla stratificazione di muco sulle pareti bronchiali. Da un punto di vista funzionale si realizza, dunque, una tipica sindrome ostruttiva con aumento della resistenza delle vie aeree (Rugarli, 1996).
 La regolazione del tono della muscolatura liscia bronchiale è il risultato di un equilibrio dinamico tra influenze di natura neuroendocrina, alcune delle quali tendono a produrre contrazione delle cellule muscolari lisce che fanno parte della parete bronchiale, mentre altre ne determinano il rilasciamento. In particolare, nell’individuo normale il mantenimento del tono broncomotore dipende dal rapporto antagonistico tra sistema parasimpatico da un lato e sistema simpatico, coadiuvato in misura minore da alcune classi di prostaglandine dall’altro. Il sistema parasimpatico in condizioni normali esercita la maggior influenza sul tono della muscolatura bronchiale, attraverso la contrazione delle miocellule bronchiolari mediata dalle fibre vagali e dai recettori irritativi.
 I recettori irritativi bronchiali, in particolare, sono dotati di scarsa specificità, potendo essere stimolati da vari fattori di natura esogena (particelle inalate, agenti chimici) o endogena (diversi mediatori chimici). Questa varietà di stimolazioni può determinare, in via riflessa, nei recettori irritativi, oltre al fenomeno del broncospasmo, anche iperventilazione, tosse ed aumento della funzione mucosecernente, in relazione alla durata ed intensità dello stimolo (Rugarli, 1996).
Il sistema simpatico, come antagonista funzionale del sistema parasimpatico, è invece il principale responsabile del rilasciamento della muscolatura liscia bronchiale. Questa attività ortosimpatica è legata alla presenza di recettori adrenergici di tipo b2 a livello delle cellule muscolari lisce. Anche alcune classi di prostaglandine, le PgE, inoltre, svolgono un importante funzione nel rilasciamento della muscolatura liscia bronchiale.
La perturbazione di questi delicati sistemi o l’eccessivo prevalere dell’uno sugli altri, può determinare il substrato patologico necessario affinché si determini la broncocostrizione caratteristica dell’asma (Rugarli, 1996).
Attualmente si ritiene che l’episodio asmatico si verifichi in risposta ad una varietà di stimoli fisici, chimici e biologici, e ad influenze di natura psicologica che, accanto a precise condizioni predisponenti, possono rendere le vie aeree iperreattive.

3. I fattori che causano l’asma

Attualmente si tende a considerare l’asma “una malattia complessa la cui interpretazione non è univoca, né dal punto di vista eziopatogenetico, in cui concorrono fattori organici, emotivi e ambientali, né per quanto riguarda i fattori psicodinamici implicati” (Ammaniti, 2001, p.329).
Se in passato, infatti, è stata considerata una malattia puramente organica, oltre che nei suoi meccanismi anche nel suo determinismo, da tempo la componente psicologica dell’asma è ormai riconosciuta, ed anzi per un certo periodo è stata considerata il fattore eziologico predominante (Marcelli, 1997).
I principali fattori predisponenti sono di tipo neurovegetativo ed infiammatorio, e possono reciprocamente influenzarsi.
Accanto a questi fattori predisponenti hanno un ruolo essenziale tutti quei fattori ambientali capaci di dare reazioni allergiche (polveri, pollini ecc.), e specifici fattori emotivi e relazionali che possono favorire ed aggravare il manifestarsi della sintomatologia nel bambino.

3.1 I fattori ambientali

Tra i fattori causali dell’asma troviamo smog, fumo, ma anche cambiamenti climatici. Le variazioni di temperatura e gli andamenti delle precipitazioni potrebbero, infatti, alterare la durata e l'inizio della stagione di crescita delle piante, una più intensa e lunga esposizione ai pollini può far crescere il numero degli episodi allergici.
Nell' Europa occidentale, il tasso dei sintomi è fino a dieci volte maggiore rispetto ai Paesi orientali. Questo suggerisce un'associazione fra lo stile di vita cosiddetto occidentale e le manifestazioni di allergie nell'infanzia.
Uno studio dell'Oms condotto nelle otto maggiori città italiane riporta che, nel 1998, lo smog ha causato 31.500 casi di bronchite acuta e 30.000 crisi di asma nei bambini. Il 28,6% di tutte le bronchiti acute nei bambini sotto i 15 anni è stato attribuito alle polveri dello smog.
Studi recenti hanno dimostrato l’importanza dei processi allergici e di quelli infettivi all’origine del meccanismo di contrazione della muscolatura liscia bronchiale caratteristico delle crisi d’asma.
In età pediatrica, infatti, l’asma di tipo allergico è considerato il più comune e si innesca a contatto con un estrema varietà di allergeni, come polveri, animali domestici, cibi ecc.. Tuttavia, disturbi respiratori possono osservarsi anche al di fuori di ogni esposizione all’allergene e, viceversa, malgrado la presenza dell’allergene la crisi può non scatenarsi (Ammaniti, 2001).

3.2 Gli aspetti psicologici

Secondo Gaddini (1970) i primi ad associare l’asma a fattori psicologici furono Ippocrate e Galeno che interpretavano la malattia secondo la teoria umorale.
Salter nel 1968 introduceva tra i fattori causali dell’asma i “riflessi nervosi”. Ma è a Freud che dobbiamo far risalire i primi studi clinici ad orientamento analitico tra personalità e sintomo asmatico. In “Frammenti di un analisi d’isteria: Dora”  Freud (1901) considera l’asma di Dora come una forma di conversione isterica ponendo alla base del disagio fisiologico una disfunzione psichica. L’asma, che in Dora insorge dopo la partenza del padre, viene interpretata da Freud come l’espressione di un profondo disagio interiore, di un desiderio profondo di passività e dipendenza, come “una protesta narcisistica” elaborata attraverso meccanismi di difesa regressivi.
Dopo Freud vari autori hanno sostenuto l’ipotesi secondo cui il sintomo asmatico sia l’espressione di un “ardente desiderio di soddisfare un bisogno profondo non ancora soddisfatto”. Secondo Brede (Francescini Dusi, 1991) attraverso il ruolo di malato il soggetto accede ai “benefici secondari”, ovvero al recupero dell’attenzione e dell’amore dei testimoni. Secondo Fain (1974a) la comparsa dell’asma nel neonato sarebbe il segno del fallimento dell’elaborazione mentale del meccanismo di angoscia all’estraneo.
Nei bambini in cui l’asma compare nel secondo semestre di vita, inoltre, è frequente osservare una eccessiva socievolezza nei confronti degli estranei, nonostante siano in un periodo evolutivo in cui diffidenza e preoccupazione rappresentano reazioni normali a tutto ciò che non è familiare. Questo difetto nell’“angoscia dell’ottavo mese” (Spitz, 1965) è stato associato sia a condizioni di maternage difettose, insicure o discontinue, sia ad un ambiente familiare iperprotettivo e invadente (Marcelli, 1997; Ammaniti, 2001).
Tali osservazioni hanno condotto vari autori a dare rilievo ad alcuni meccanismi psicodinamici essenziali nel rapporto fra il bambino asmatico ed il suo ambiente familiare.
L’asma è ormai considerata da molti autori un disturbo psicosomatico e il suo frequente insorgere nei primi tre anni di vita è associato a processi di attaccamento, sintonizzazione affettiva madre-bambino e costruzione del Sé  difettosi (Mrazek, 2000; Ammaniti, 2001).
L’ambiente svolge, quindi, un ruolo molto importante nell’insorgenza e nell’evoluzione dell’asma. Le crisi asmatiche compaiono spesso dopo un trauma affettivo. Spesso, inoltre, nel bambino si ha l’insorgenza delle crisi in momenti ben definiti come per esempio in presenza/assenza di una persona (Marcelli, 1996).
Vari autori hanno sottolineato l’importanza del ruolo materno nel soggetto affetto d’asma (Weiss e English, 1949; Deutsch, 1951; Fenichel 1964; Azzario, 1968; Cornia e Borghese, 1976; Parietti, 1981, Gaddini, 1981, Ammaniti, 2001). Come sappiamo la madre nei primi mesi di vita del bambino svolge il ruolo di regolatore psicofisico e se questi processi di sintonizzazione affettiva tra madre e bambino risultano diffettosi possono insorgere disturbi psicosomatici. Non dimentichiamo che il corpo in età infantile è il mezzo di espressione privilegiato attraverso cui il bambino esteriorizza il suo vissuto interiore, le sue frustrazioni e mancanze affettive (Ammaniti, 1991).
Secondo Gaddini (1981) occorre porre particolare attenzione, nelle sindromi psicosomatiche che insorgono nei primi diciotto mesi di vita del bambino, alle esperienze di separatezza-distacco e quindi ai meccanismi di attaccamento tra bambino e chi si prende cura di lui. Si è ipotizzato che la patologia psicosomatica possa “rappresentare il ricorso a modalità regressive dovute alla presenza di problematiche riguardanti i processi di separazione-individuazione” (Ammaniti, 1991, p.332).
La madre del bambino asmatico appare spesso come abbastanza rifiutante, fredda, conformista, con un forte bisogno di creare dipendenza. Spesso gli unici scambi tra madre e bambino avvengono in virtù della malattia, la madre cura il bambino che in quel momento si sottomette alle cure materne. Altre volte il bambino asmatico viene investito da proiezioni narcisisticamente dei suoi genitori finendo per essere soffocato da questo investimento (Marcelli, 1997).
L’eccessivo bisogno di dipendenza dalla madre vissuto in modo ambivalente, accanto all’utilizzo di modalità psichiche di tipo regressivo ed inibitorio, dovute alla presenza di problematiche riguardanti i processi di separazione/individuazione, sono allora gli elementi psicodinamici fondanti il quadro clinico dell’asma in età infantile.
Munoz (2002) analizza i processi che causano i disturbi psicosomatici nei bambini basandosi sul concetto winnicottiano di spazio potenziale tra madre e figlio e tra il Sé e l’oggetto. Si sofferma su come, il comportamento nei sintomi psicosomatici e specialmente nell’asma infantile, sia dovuto allo sviluppo normale dell’oggetto transitorio. Secondo Winnicott, infatti, la madre ha il compito di far si che il bambino sviluppi “un’adeguata integrazione psicosomatica  attraverso cui viene  acquisita la capacità della psiche di abitare nel soma” (Ammaniti, 2001, p.332). Anche Stern evidenzia come il ruolo materno svolga un ruolo predominante per un sano sviluppo del sé, in cui la madre svolge il ruolo di regolatore del funzionamento psico-fisico del bambino.
Bleil et al. (2000) hanno esaminato, inoltre, l’influenza della qualità delle relazioni fra genitore e bambini e l’associazione tra stato funzionale legato alla malattia asmatica e sintomi depressivi nel bambino. Gli autori suggeriscono che i pattern relazionali (sicuri e insicuri) della diade madre-bambino regolano la relazione tra stato funzionale e sintomi depressivi. La relazione madre-bambino può essere un importante via attraverso cui la malattia influenza i sintomi di depressione in bambini con asma. Questo studio suggerisce che uno stato funzionale danneggiato non contribuisce direttamente ai sintomi depressivi, ma le influenze della relazione genitore-bambino possono favorire lo sviluppo dei sintomi depressivi nel bambino asmatico.
Sawyer (2001), docente di Psichiatria presso la Adelaide University (Australia), sostiene che la qualità del rapporto interpersonale tra i membri della famiglia che genera un clima emotivo particolare può, in casi di maggiore conflittualità reciproca, tensione ed aggressività, determinare le condizioni che portano i soggetti più vulnerabili a sviluppare il sintomo asmatico. Inoltre, i bambini che vivono in famiglie dove c’è un reciproco interesse e supporto tra i membri ed uno scambio affettivo ed emotivo costanti sono quelli che reagiscono meglio ai sintomi asmatici, mentre i bambini che vivono in famiglie affettivamente carenti sviluppano una sintomatologia più intensa e spesso associata ad altri aspetti quali una facile irritabilità e sentimenti di timore verso gli altri. Anche Griffin et al. (2002) riprendono le ricerche di Northey et al. (1998) sulle dinamiche esistenti all’interno delle famiglie con bambini asmatici evidenziano come nelle famiglie con bambini asmatici diversamente da quelle con bambini non affetti da asma, i bambini sono maggiormente invischiati nelle conversazioni e nelle dinamiche relazionali tra i genitori.
Anche Luo et al. (2002) evidenziano come, l’insorgenza di disturbi psicosomatici come l’asma infantile, siano influenzati dalla relazioni familiari. Da una ricerca effettuata dagli autori si evince che i fattori di rischio che causano l’asma includono: le infezioni acute all’apparato respiratorio nei bambini e la storia familiare sull’asma come precedenti casi in famiglia di sindromi asmatiche e le relazioni “difettose” tra bambino e chi si prende cura di lui. Si è visto, per esempio come genitori che adottano comportamenti iperprotettivi e che “viziano” i figli affetti dalla condizione asmatica influiscono sulla patologia. È emerso, inoltre, che un atmosfera “democratica” in famiglia risulta essere un fattore protettivo per i bambini asmatici.

4. Asma e disturbi psichici

Come precedentemente sottolineato le cure materne svolgono un ruolo fondamentale nello sviluppo psico-fisico del bambino. È possibile che nel bambino asmatico la madre non abbia promosso le funzioni psichiche di rappresentazione, la regolazione delle emozioni e lo sviluppo di un sé corporeo, come mezzo di relazione interpersonale e sociale.
Secondo vari autori, infatti, i bambini asmatici mostrano livelli di ansia maggiori rispetto ai bambini non affetti da tale patologia evidenziando come questi non abbiano interiorizzato delle capacità di regolazione delle emozioni e che probabilmente questo è dovuto alla mancanza di cure materne adeguate.
Il bambino asmatico viene comunemente descritto in letteratura come apparentemente molto docile, accondiscendente e remissivo, piuttosto dipendente dai caregivers e facilmente ansioso.
Secondo Klinnert et al. (2000) i bambini asmatici hanno molto spesso difficoltà psicologiche come un aumento dell’ansia e una minore regolazione delle emozioni.
Da una ricerca di Vila et al. (2000) è emerso che erano presenti maggiori sintomi di ansietà tra i soggetti asmatici rispetto al gruppo di controllo. Il sottogruppo di bambini e adolescenti asmatici presentavano ansia e disturbi affettivi e avevano bassa autostima, risultava, inoltre, come questi avessero basse competenze sociali rispetto al gruppo di controllo costituito da coetanei non asmatici.
Anche secondo Ortega et al. (2002), l’asma in età pediatrica è associata a disturbi psichici. L’asma secondo gli autori è associata a disturbi d’ansia.
La difficoltà nella gestione delle emozioni sembra essere una caratteristica presente nei bambini asmatici.
A questa conclusione sono arrivati anche gli studi di Penza-Clyve (2000) esaminando i pattern di gestione emozionale di bambini con asma e non (dai 6 ai 14 anni) e nelle loro madri. I risultati evidenziano nei bambini con asma un’inibizione delle emozioni negativa (per esempio della rabbia e della tristezza) maggiore rispetto ai bambini non affetti da queste patologia.
I bambini con asma mostrano maggiori disregolazioni emotive rispetto ai bambini sani. Le madri dei bambini con asma riportano una minore espressione delle emozioni nei loro figli  rispetto alle madri dei bambini con bambini sani. Secondo una prospettiva cognitivo motivazionale relazionale (Lazarus, 1991) gli autori sottolineano che i bambini asmatici possono avere una differente motivazione alla gestione dell’espressione emotiva rispetto ai bambini sani ad es. per prevenire i sintomi della malattia basata sulle richieste presenti nel loro ambiente e dagli effetti del loro contesto sociale.
Kong et al. (2001) hanno studiato i problemi comportamentali e la qualità della vita (QOL) di bambini asmatici e non. L’obbiettivo della ricerca era di studiare l’incidenza dei problemi comportamentali, dei fattori di comportamento dell’ambiente sociale e della qualità della vita nei bambini affetti da patologia asmatica. Dalla ricerca emerge che vi era un alta percentuale di problemi comportamentali e una bassa qualità della vita nei bambini con asma rispetto ai bambini sani. Nei bambini con asma si avevano comportamenti regressivi, problemi fisici, ansia, depressione, ritiro sociale e somatizzazioni. Gli autori concludono dicendo che l’asma contribuisce a determinare problemi di comportamento e influenza negativamente la qualità della vita nei bambini.

5. Gli aspetti psicosociali

Esiste una forte correlazione tra la qualità della vita dei bambini con asma e il livello di stress dell’ambiente familiare di appartenenza. A questa conclusione sono giunti i ricercatori dell’Università di Adelaide, in Australia, e del Women's & Children's Hospital della stessa città, in base a un’estesa indagine epidemiologica. “L’asma - ha spiegato Michael Sawyer, docente del Dipartimento di psichiatria dell’Università di Adelaide - è un disturbo cronico molto comune nel periodo infantile, ed esiste perciò una nutrita casistica che porta a concludere che la famiglia influenza la percezione dell’esperienza della malattia da parte dei piccoli pazienti. Un bambino con l’asma che vive in una famiglia in cui sono spesso presenti tensioni e conflitti può essere disturbato dai sintomi in misura maggiore rispetto a un coetaneo che vive in una famiglia più armoniosa”.
Secondo gli autori i bambini vengono “disturbati” in misura minore in famiglie in cui i ruoli sono più chiaramente definiti, in cui sono stabilite regole di comportamento, in cui vi è un maggior interesse per il benessere di ciascuno e un maggior supporto emotivo. Al contrario, bambini che vivono in famiglie meno solide e strutturate appaiono più disturbati da sintomi quali tosse, oppressione al petto, irritabilità e paura.
Gustafsson et al. (2002) hanno esaminato gli effetti psico-sociali in famiglie che avevano un bambino affetto da asma e le relazioni esistenti tra la gravità del disagio clinico e i problemi psicologici. Dalla ricerca si evince come la frequenza di problemi psicosociali fosse elevata. C’era una relazione tra un alto consumo di farmaci e maggiori problemi psico-sociali. Invece, non c’era una correlazione positiva tra le visite d’emergenza all’ospedale, le assenze da scuole a causa dell’asma o problemi ad essa legati, ed i problemi psico-sociali. Gli autori sostengono, quindi, la relazione tra le condizioni clinicamente severe dell’asma ed i problemi psico-sociali.
Fiese e Wamboldt (2000) hanno esaminato lo sviluppo dell’importanza delle routine familiari e i rituali nella gestione di bambini con asma.  Le routine familiari, secondo gli autori, giocano un ruolo importante nel minimizzare il peso della gestione dell’asma. Le routine familiari, infatti, possono proteggere i membri della famiglia dallo stress associato con la malattia cronica e possono essere incluse entro un piano di gestione del disagio.
Gli autori propongono che le tipologie di routine familiari possano essere utilizzate come un mezzo per guidare gli interventi di promozione di una buona aderenza al trattamento dell’asma.
Anche Markson e Fiese (2000) hanno esaminato come un aspetto della vita familiare, in particolare i rituali familiari e le routine possano proteggere i bambini dall’asma e dai sintomi legati ad essa. Dalla ricerca si evince che i genitori che danno più importanza ai rituali nella loro famiglia hanno bambini che riportano bassi livelli di ansia. L’importanza e l’attuazione di  rituali familiari da parte dei genitori erano fortemente legati a bassi livelli di ansia nei bambini ed ad una migliore gestione della patologia. 

6. Il trattamento dell’asma

Panton et al. (2000) hanno svolto una ricerca sull’importanza dei fattori psicosociali ed emotivi nell'asma nell'infanzia. Sono stati sviluppati programmi di trattamento che includono interventi comportamentali o psicologici per migliorare i rapporti familiari problematici nelle famiglie di bambini con asma grave.
Secondo gli autori la terapia familiare può costituire un utile complemento alla terapia farmacologica nei bambini con asma.
Un'altra ricerca molto interessante sul trattamento dell’asma è quella di Johnson et al. (2002) che hanno proposto nel trattamento dell’asma in età pediatrica di educare pazienti e familiari a promuovere dei comportamenti di autogestione in relazione al miglioramento del controllo dell’asma. L’obiettivo di questa ricerca è presentare un programma per l’utilizzo di pratiche avanzate di accudimento, di educare i familiari ad una strategia di gestione dell’asma, quale il regime di trattamento non farmacologico, che spesso è poco utilizzata. Educando i familiari circa l’importanza di monitorare  i picchi di flusso respiratorio, ed i meccanismi di evitamento ambientali, come elementi critici nell’autogestione, si potrà avere un miglioramento della salute e un migliore esito dell’asma nei bambini.
Anche De Los Santos-Roig et al. (2002) hanno analizzato l’influenza di interventi psicologici sull’asma in età pediatrica. La metodologia utilizzata enfatizza l’educazione e la conoscenza dell’asma per quanto riguarda sia i familiari e sia il bambino asmatico, il controllo emozionale attraverso tecniche di rilassamento e respirazione e l’acquisizione di comportamenti atti al controllo ed alla prevenzione degli attacchi di asma. Dall’intervento è risultata una diminuzione nella frequenza e nell’intensità degli attacchi d’asma, un miglioramento dei picchi del flusso espiratorio ed un miglioramento della conoscenza circa l’asma.
Secondo Russell (2001) sebbene i programmi di educazione sull’asma siano molto estesi e la farmacoterapia sull’asma sia sempre più all’avanguardia la prevalenza dell’asma, la mortalità e la morbilità continua ad essere in aumento. Numerose teorie hanno esplorato l’aumento dell’asma, ma nessuno ha avuto successo nello spiegare questo incremento. Secondo l’autore, una ragione di questo limite può essere il fallimento nella considerazione di certi fattori psicosociali che possono avere un effetto nella gestione dell’asma. L’autore propone di esaminare attraverso le funzioni familiari, il comportamento del bambino e le credenze sull’asma, le relazioni tra la gestione dell’asma nel bambino e nell’adolescente e la severità dell’asma.
Da questa ricerca è emerso come vi sia una relazione statisticamente significativa tra la severità dell’asma e la gestione dell’asma e tra la gestione dell’asma e le credenze sull’asma. Inoltre è emerso come le “credenze sull’asma” siano la variabile con maggior potere predittivo riguardo la gestione dell’asma. I risultati suggeriscono quindi che gli interventi devono focalizzarsi sull’aumento della conoscenza dell’asma nei bambini, sull’aumento dell’informazione circa questa patologia in quanto questo porta ad una migliore gestione dell’asma stessa.
È opportuno, quindi, nel trattamento del bambino asmatico tener conto di tutti gli aspetti psicologici sottostanti tale patologia e sicuramente sarebbe opportuno offrire un sostegno sia al bambino sia alla famiglia che, come abbiamo visto, svolge un ruolo fondamentale nell’insorgenza e nella presa in carico di una patologia psicosomatica qual è l’asma.

Bibliografia

- Ammaniti M. (2001), Manuale di psicopatologia dell’infanzia, Raffaello Cortina, Milano.
- Azzario P. (1968), L’asma quando è malattia psicosomatica. In med. Psicosom., 3, 309, 1968.
- Bleil M. E., Ramesh S., Miller B. D., Wood B. L. (2000), The influence of parent-child relatedness on depressive symptoms in children with asthma: Tests of moderator and mediator models. In «Journal of Pediatric Psychology». Vol 25(7), pp. 481-491.
- Buetow S., Adair V., Coster G., Hight M., Gribben B., Mitchell E. (2003), Care for moderate to severe asthma in children: What do infrequently attending mothers disagree with and why?. In «Family Practice». Vol 20(2), pp. 155-161.
- De Los Santos-Roig M., Carretero-Dios H., Buela-Casal G. (2002), Psychological intervention in a case of allergic asthma/Intervencion psicologica en un caso de asma alergica. In «Analise Psicologica». Vol 20(1), pp. 131-147.
- Deutsch F. (1951), The Speacks of the body. In Acta Med. Orient., 10, 1951.
- Fain M. (1974a), Discussione sul laringospasmo. Tr. It. In Kreisler, L., Fain M., Solulè M. (a cura di) Il bambino e il suo corpo, cit., pp 306-311.
- Fenichel O. (1964), Trad. Ital., Trattato di psicanalisi delle nevrosi e delle psicosi, Astrolabio, Roma, 1969.
- Fiese, Barbara H; Wamboldt, Frederick S  (2000), Family routines, rituals, and asthma management: A proposal for family-based strategies to increase treatment adherence. In «Families, Systems & Health». Vol 18(4), pp. 405-418.
- Franceschi Dusi F. (1991), Scelgo il respiro, Edizioni LINT, Trieste.
- Freud S. (1901), Trad. Ital., Il caso di Dora. In S. Freud Opere, Boringhieri, Torino, 1976. 
- Gaddini R. (1970), Disturbi psicosomatici dell’apparato respiratorio. In  Gaddini R. (1970), Medicina psicosomatica in prediatria, pp. 55-59, Minerva Medica, Torino.
- Griffin W. A., Parrella J., Krainz S., Northey S. (2002),  Behavioral differences in families with and without a child with asthma: Testing the Psychosomatic Family Midel. In «Journal of Social & Clinical Psychology». Vol 21(3), pp. 226-255.
- Gustafsson D., Olofsson N., Andersson F., Lindberg B., Schollin J. (2002),  Effect of asthma in childhood on psycho-social problems in the family. In «Journal of Psychosomatic Research». Vol 53(6), pp. 1071-1075.
- Johnson  J.L., Curci K.M., Hupcey J. E. (2002),  Self-management in childhood asthma: Teaching parents the nonpharmacological approaches to manage asthma. In «Clinical Excellence for Nurse Practitioners». Vol 6(4), pp. 33-44.
- Klinnert M.D., McQuaid E.L., McCormick D., Adinoff A.D., Bryant N.E. (2000), A multimethod assessment of behavioral and emotional adjustment in children with asthma. In «Journal of Pediatric Psychology». Vol 25(1), pp. 35-46.
- Kong Y., Hu Y., Sun M. (2001), Behavioral problems and quality of life in children with asthma. In «Chinese Journal of Clinical Psychology». Vol 9(3), pp. 216-219.
- Luo, M., Lai Z., Wang D. (2002), Relationship between psychosomatic factors and asthma in children. In «Chinese Mental Health Journal». Vol 16(1), pp. 58-59.
- Marcelli D, (1997) Psicopatologia del bambino, Masson, Milano.
- Markson S., Fiese B. H. (2000), Family rituals as a protective factor for children with asthma. In «Journal of Pediatric Psychology». Vol 25(7), pp. 471-479.
- McQuaid E.L., Howard K., Kopel S. J., Rosenblum K., Bibace R.(2002), Developmental concepts of asthma: Reasoning about illness and strategies for prevention. In «Journal of Applied Developmental Psychology». Vol 23(2), pp. 179-194.
- McQuaid E.L., Penza-Clyve S. M., Nassau J. H., Fritz G.K., Klein R., O'Connor S., Wamboldt F., Gavin L. (2001),  The Asthma Responsibility Questionnaire: Patterns of family responsibility for asthma management. In «Children's Health Care». Vol 30(3), pp. 183-199.
- Mrazek D.A. (2000), Somatic expression of disease. In Zeana C.H. (a cura di) Handbook of Infant Mental Healt, cit..
- Munoz M. F. (2002), Psychosomatic disturbances and transitional phenomena. A case of child asthma/Psychosomatische Stoerung und Uebergangsphenomaene. Ein Fall von kindlichem Asthma. In «Kinderanalyse». Vol 10 (4), pp. 387-404.
- Ortega A., Huertas S. E., Canino G., Ramirez R., Rubio-Stipec M.(2002), Childhood asthma, chronic illness, and psychiatric disorders. In «Journal of Nervous & Mental Disease. Vol 190(5), pp. 275-281
- Panton J., Barley E.A. (2000), Family therapy for asthma in children. In Cochrane Review. In «The Cochrane Library, numero 2. Oxford: Update Software.
- Parietti P. (1981), Asma come malattia psicoomatica o rapporto con il paziente asmatico?. In Atti dell’8° Congr. Naz. SIMP, op. cit., 705-717, 1981.
- Penza-Clyve S. M. (2000), Patterns of emotion regulation coping in children with asthma and diabetes. In Dissertation Abstracts International: Section B: The Sciences & Engineering. Vol 60(11-B), pp. 5786.
- Rugarli C. (1996),  Manuale di medicina interna sistemica, Masson, Milano.
-  Russell L.M. (2001), The effects of family functioning, child behaviors, and asthma beliefs on asthma management in children and adolescents. In Dissertation Abstracts International Section A: Humanities & Social Sciences. Vol 61(8-A), pp. 3076.
- Sawyer M. (2001),  Asthma Affected by Family Environment. In  «Australasian Science».
- Spitz R.A. (1965), Il primo anno di vita del bambino. Tr.it. Armando, Roma, 1973.
- Vila G., Nollet-Clemencon C., De Blic J., Mouren-Simeoni M.C., Scheinmann P. (2000), Prevalence of DSM IV anxiety and affective disorders in a pediatric population of asthmatic children and adolescents. In «Journal of Affective Disorders». Vol 58(3), pp. 223-231.
- Weiss  E. e English O.S. (1949), Trad. Ital., Medicina psicosomatica, Astrolabio, Roma, 1965.

Nessun commento:

Posta un commento