mercoledì 18 maggio 2011

IL SENSO DI AUTOEFFICACIA

Di solito le persone cercano di esercitare un controllo sugli eventi della vita influenzandoli in modo che si realizzino quelli desiderati ed evitando quelli indesiderati. Questo elemento caratterizza quasi tutte le azioni umane, in quanto produce alcuni vantaggi rilevanti:
1. rende gli eventi "prevedibili"
2. permette di affrontarli "preparati".
Poiché l'incapacità di esercitare influenza sugli eventi crea ansia, diviene evidente che l'abilità di favorire eventi auspicabili prevenendo quelli indesiderati è un potente incentivo verso la capacità di controllo. Un forte senso di efficacia favorisce la realizzazione di un buon grado di benessere. Si è visto che la motivazione, gli stati affettivi ed i comportamenti delle persone, sono basati più sulle loro convinzioni che sulla realtà oggettiva, per questo si sono condotte ricerche ed indagini sulle convinzioni che le persone hanno riguardo alla loro capacità di produrre determinati effetti. L'autoefficacia deriva dalla convinzione che la persona ha circa le proprie capacità di produrre quelle azioni necessarie per gestire adeguatamente le situazioni in modo da raggiungere  risultati prefissati e desiderabili.
Queste convinzioni influenzano in modo considerevole il modo in cui le persone pensano, si sentono, agiscono ed intervengono in modo particolare sulla loro motivazione.
Le convinzioni di efficacia si originano da quattro fonti principali:
-  le esperienze di gestione efficace nelle situazioni precedenti; 
-  l'esperienza fornita dall'osservazione di modelli (modelling);
- la persuasione circa la possibilità di esecitare un controllo in una data situazione;
- gli stati emotivi e fisiologici. 

1. Le esperienze di gestione efficace
Aver affrontato una situazione sperimentando il successo, favorisce l'acquisizione di autoefficacia. I successi determinano fiducia nelle proprie capacità, i fallimenti indeboliscono e producono più danno proprio all'inizio di un percorso, li dove c'è poca esperienza.  Le esperienze di gestione efficace comportano un certo grado di abilità nei seguenti aspetti
- comprendere ed imparare
- usare comportamenti adatti
- autoregolarsi
L'insieme di questi elementi permette di creare  una sequenza adeguata di azioni che portano al successo.
Le modalità che ottengono successo (e così pure quelle che producono fallimento) tendono a fissarsi, ma per concretizzare un senso di efficacia solido sarà necessario che queste esperienza siano raggiunte attraverso la persistenza e l'abilità creativa del soggetto.

2. "L'esperienza vicaria", cioè quella fornita dall'osservazione di determinati modelli.
Vedere persone simili a noi che raggiungono gli obiettivi perseverando, incrementa la convinzione di poter riuscire ad ottenere risultati simili. La percezione di somiglianza con il modello rafforza la persuasione di successo (o di fallimento). Le persone cercano modelli esperti nelle competenze cui aspirano, questi “esperti” con il loro comportamento e con le loro conoscenze trasmettono l'abilità necessaria insegnando le strategie utili e le modalità di persistenza che ottengono il successo.

3. La persuasione.
La persuasione è il mezzo che consolida il convincimento di possedere le qualità necessarie per riuscire. Le persone convinte di avere abilità e capacità per realizzare il loro obiettivo reggono meglio l'impegno prolungato rispetto a quelle che dubitano di se. Le persone persuase della propria incapacità tendono ad evitare prove impegnative e rinunciano rapidamente di fronte alle difficoltà. Questo restringe il loro raggio d'azione creando comportamenti scadenti che divengono un'ulteriore conferma per l'insuccesso. E' fondamentale evitare che le persone si fissino in queste modalità, sostenendo con particolare cura la spinta al miglioramento personale più che la competitività.

4. Gli stati emotivi e fisiologici.
Lo stress, la tensione, l'indebolimento fisico, vengono interpretati come segnali di possibile insuccesso.
Anche l'umore influenza molto lo stato d'animo, se è positivo aumenta il senso di efficacia, se è negativo lo diminuisce, quindi rispetto al successo è importante migliorare le condizioni fisiche e lo stato d'animo positivo.

 Come si vede, è un ampio ventaglio di fattori a determinare il modo in cui le esperienze vengono soggettivamente interpretate ai fini del senso di autoefficacia.  Le convinzioni di efficacia inoltre regolano la quantità e la qualità della motivazione. Ci sono tre diverse fonti che permettono di accedere alla motivazione: l'attribuzione di causa, la teoria delle aspettative rispetto ai risultati,  le azioni tese a raggiungere obiettivi supportate dalla valutazione delle proprie prestazioni.
1.     L'attribuzione di causa.
Chi si considera efficace attribuisce gli insuccessi ad un impegno insufficiente o a circostanze avverse. Chi si considera inefficace tende ad attribuire il fallimento alla propria personale incapacità. L'attribuzione di causa influenza considerevolmente la motivazione, il comportamento, le reazioni emotive, attraverso le convinzioni di efficacia personali che si formano ed attraverso le azioni funzionali o disfunzionali che ne derivano.

2.     Teoria delle aspettative rispetto ai risultati.
Qui la motivazione è regolata dall'aspettarsi che una determinata serie di comportamenti produca certi risultati e dal valore che ad essi viene attribuito. Le persone agiscono si in base ai risultati probabili che si aspettano ma anche in base alle convinzioni che hanno in merito a ciò che possono fare. In questo modo la motivazione viene ancora governata  dalle convinzioni di efficacia, infatti esiste un numero molto alto di alternative che non vengono prese in considerazione perché la persona non le giudica alla propria portata.

3. Azioni finalizzate ad un obiettivo e valutazione delle proprie prestazioni.
Obiettivi ben definiti e stimolanti accrescono e mantengono elevato il livello della motivazione. Legando la propria soddisfazione al raggiungimento dello standard prefissato, le persone stabiliscono la direzione del loro comportamento e si creano incentivi per persistere nell'impegno sino al raggiungimento della meta. In questo tipo di azione interviene la valutazione per la propria prestazione e le reazioni, che da questa derivano, di soddisfazione o insoddisfazione. Assume grande rilievo l'autoefficacia percepita durante il processo di raggiungimento dell'obbiettivo, come pure l'eventuale ridefinizione dei fini in base ai progressi ottenuti.
Autoefficacia e processi affettivi - emozionali.  Le convinzioni di efficacia sostengono la motivazione in molti modi, esse determinano gli obiettivi scelti, la quantità di impegno, la perseveranza nelle difficoltà, la capacità di recupero rispetto agli insuccessi. Chi manca di fiducia nelle proprie capacità, di fronte ad un ostacolo o ad un insuccesso riduce l'impegno o rinuncia ad esso, anziché impegnarsi maggiormente. La convinzione circa la propria capacità di gestire efficacemente le cose determina anche la quantità di tensione e depressione che si prova in situazioni particolarmente difficili.

Si evidenziano qui alcune delle dinamiche principali:
a) Le persone che considerano i potenziali pericoli ”non affrontabili” vedono molte minacce nel loro ambiente e sono portati ad amplificare la gravità anche di eventi che accadono raramente. Tutto questo diminuisce la loro capacità di funzionare bene poiché esse vivono modalità debilitanti. Nel caso che la loro efficacia venga elevata attraverso una serie di esperienze guidate che permettono di affrontare con successo gli eventi minacciosi il livello di ansia diminuisce.
b)   Le persone convivono con pensieri auto-prodotti tutto il tempo, il controllo su queste "ruminazioni mentali" è un mezzo per modulare l'insorgere dell'ansia e della depressione dovute sia alla frequenza dei pensieri debilitanti sia all’incapacità di interromperli. 
c) E’ possibile ridurre l'ansia promuovendo modalità di comportamento in grado di modificare l'ambiente trasformandolo da minaccioso in sicuro. Le convinzioni di efficacia agiscono sul comportamento concreto ed aumentano nella misura in cui le persone sono vigorose nell'affrontare gli aspetti stressanti, questo produce successo.
d) Le aspirazioni frustrate spingono verso la depressione, questo avviene quando la persona si impone degli obiettivi e degli standard che poi non sono raggiungibili ed investe in questo molta energia per ottenere solo un insuccesso.
e) La bassa stima di se per quanto riguarda la capacità di creare relazioni sociali, produce effetti particolarmente dannosi poiché questo aspetto costituisce una fonte di soddisfazione nella vita ed ammortizza gli elementi di stress cronici.
f) Un senso di bassa autoefficacia nella  possibilità di procurarsi ciò che porta alla soddisfazione di se produce depressione e questa a sua volta si ripercuote negativamente sulla stima personale.        

Autoefficacia e processi di scelta
Le persone sono in parte anche il prodotto dell'ambiente in cui vivono, la stima di se può determinare le attività che esse intraprendono e gli ambiti ai quali esse scelgono di accedere. In questo modo ciascuno modella il proprio destino anche evitando quegli ambienti che considera al di la delle proprie capacità di gestione. Le scelte fatte coltivano tipi diversi di competenze, interessi e relazioni sociali e questo crea il corso  esistenziale. Influenzare le scelte significa intervenire profondamente sullo sviluppo personale.

Possiamo così riassumere: 

Basso senso di efficacia                                      



 1) Sono intimidite da attività “difficili” e se ne allontanano sentendosi minacciate
 2) Hanno basse aspirazioni e scarso impegno nel raggiungere gli obiettivi scelti
 3) Nelle difficoltà indugiano a considerare le proprie carenze e gli ostacoli
 4) Di fronte agli ostacolo riducono il proprio impegno e rinunciano facilmente
 5) Sono lente nel recuperare insuccessi e regressioni
 6) Attribuiscono le prestazioni scadenti alla propria incapacità e dopo pochi insuccessi perdono fiducia
 7) Sono sopraffatte dalle situazioni minacciose
 8) Sono facili preda dello stress e della depressione

Alto senso di efficacia
 1) Affrontano compiti difficili come sfide, sono motivate e partecipi di ciò che fanno.
 2) Si pongono obiettivi ambiziosi e restano impegnate nel loro raggiungimento
 3) Nelle difficoltà intensificano il loro impegno appoggiandosi alle difficoltà positivamente superate in passato
 4) Di fronte agli ostacoli aumentano l’impegno mantenendolo costante
 5) Recuperano velocemente la propria autoefficacia dopo gli insuccessi
 6) Attribuiscono l’insuccesso all’impegno insufficiente o alla mancanza di conoscenze e abilità che possono comunque essere acquisite
 7) Affrontano situazioni minacciose sicure di poter esercitare un controllo
 8) Hanno maggiori successi personali che riducono lo stress e la vulnerabilità

Le convinzioni di autoefficacia non sono frutto della presunzione, sono invece il prodotto di un processo di auto-persuasione complesso che si basa sull’elaborazione di informazioni provenienti da fonti diverse che vengono acquisite attraverso l’azione, l’influenza di altri, l’interpretazione di determinati processi. Queste convinzioni, una volta formate contribuiscono in modo preponderante alla qualità del funzionamento umano. Un senso di efficacia ottimistico sviluppa  un senso di se positivo nelle prestazioni, produce benessere psicologico,  trasforma la realtà attraverso un impegno di energia considerevole e duraturo. Ecco perché dalle indagini fatte risulta che le persone che hanno raggiunto posizioni di prestigio nel loro campo sono dotate di un inestinguibile senso di efficacia e della ferma convinzione del valore delle proprie imprese.

Autoefficacia nel lavoro
Le scelte che le persone compiono durante il periodo formativo, orientano il corso della loro vita, determinando le potenzialità che vengono coltivate e quelle che restano precluse. Tra le decisioni, quelle più significative riguardano la scelta dell’attività professionale, poiché il lavoro struttura gran parte  della realtà quotidiana delle persone, creando il senso di valore personale.In teoria la persona dovrebbe scegliere vagliando un’ampia gamma di possibilità ed orientandosi verso l’alternativa che offre i maggiori vantaggi, in realtà il senso di autoefficacia posseduto, determina la gamma di opzioni ritenute possibili ed influenza le decisioni anche attraverso la specifica modalità di raccolta delle informazioni e l’interpretazione di queste che viene data. In questo modo molte persone non prendono neanche in considerazione professioni che giudicano al di la delle proprie possibilità ed hanno di conseguenza una limitata possibilità di scegliere e di esprimersi.

Analisi evolutiva delle convinzioni di controllo
La convinzione di controllo è la rappresentazione soggettiva delle proprie capacità di esercitare un controllo, il modo in cui viene percepita la propria abilità nel gestire gli eventi.
E’ molto importante esaminare questa costruzione mentale come modalità di apprendere per i seguenti motivi:
1. è il requisito di base per regolare le azioni dirette a realizzare certi obiettivi;
2. è una parte importante del concetto di se e determina in larga misura l’auto-stima o la depressione.
La convinzione di controllo è una costruzione personale complessa collegata alle influenze ambientali, essa si va gradualmente costruendo nel corso della vita di ogni persona e può essere definita in questo modo:
SAPERE, IN MODO COSCIENTE, DI ESSERE IN GRADO DI AGIRE CON MODALITA’ ADATTE A PRODURRE DETERMINATI EFFETTI.  Affinché dunque si stabilisca una convinzione di controllo è necessario che si verifichino oggettivamente degli effetti. Bambini anche piccolissimi sono in grado di mettere in relazione il proprio agire con l’accadere di un evento piacevole (es. muovono le mani e sentono il suono del sonaglietto e se l’intervallo tra l’azione e l’effetto è abbastanza breve, tendono a riprodurre l’effetto piacevole). Alcuni studi poi identificano nella capacità di concentrarsi su un effetto prodotto personalmente, il primo elemento della motivazione al successo (già a 2 anni diviene visibile questo volere fare da soli). Mentre la tolleranza al differimento della gratificazione in bambini dell’asilo predice l’abilità di gestire la frustrazione che essi dovranno affrontare nel periodo dell’adolescenza. Si può dire quindi che il senso di successo, già all’età di due anni e mezzo, risulta connesso all’agire autonomamente ottenendo risultati anziché affidarsi agli altri. E’ quindi tra i 2 ed i 3 anni e mezzo che si crea la prima coscienza del successo o del fallimento personale ed è interessante notare come l’orgoglio per la riuscita compaia prima della vergogna per il fallimento. Nei primi anni della scuola elementare compare il concetto di impegno, che è possibile definire come l’intensità e la durata consapevole dell’applicazione ad un certo compito. I bambini, che non sanno ancora distinguere tra i concetti di impegno, abilità, difficoltà del compito, non essendo ancora molto influenzati dagli insuccessi, ritengono che sia sufficiente impegnarsi di più per ottenere il risultato.  A metà circa della scuola elementare cominciano a considerare i limiti personali come non dipendenti dell’impegno, anche se ritengono di poter migliorare le proprie abilità. In questa fase  essi dovrebbero essere particolarmente sostenuti, portando alla loro attenzione anche il concetto di difficoltà del compito in modo che la loro stima di se non subisca squilibri. A questo punto della crescita nell’età che va della scuola media a quella superiore divengono sempre più consistenti le differenze individuali, soprattutto a causa dei giudizi, della valutazione delle prestazioni, di come vengono pesate le proprie probabilità di successo;  emerge il concetto di abilità e di inabilità. Nell’età adulta le persone fanno derivare una porzione importante della propria autostima, dal controllo che pensano di avere su particolari eventi e generalmente si rendono conto che dovrebbero avere più controllo rispetto a quello che possono esercitare. Tutto questo produce stress, perché rende necessario operare delle scelte spesso difficili anche a causa del forte senso di responsabilità personale.

L’autostima relativa alle convinzioni di controllo
L’evoluzione del concetto di sè e dell’autostima continua nel corso di tutta la vita e l’apparire delle convinzioni circa il proprio ruolo attivo, in grado di produrre effetti, è un passo importante nello sviluppo. Il controllo è anche presupposto importante per migliorare la sopravvivenza ed ottenere rispetto e considerazione da parte degli altri, questo potere sociale è una porzione importante dell’autostima specie nell’età scolastica e nell’adolescenza. Le persone giudicano la forza del loro controllo confrontandosi con gli altri ed accade che chi è più dotato di senso di controllo è più felice della sua situazione e proietta l’ottimismo nel futuro, traendone maggiori probabilità di intraprendere azioni positive anche a lungo termine. Se ne desume quindi che la valutazione ottimistica di se in linea di massima costituisce un vantaggio poiché incoraggia ad attuare azioni che, superate le difficoltà iniziali, raggiungono l’obiettivo grazie alla costanza ed all’impegno. Come conseguenza, la percezione di un elevato controllo produce motivazione.               

Pratiche educative
Molti studi dimostrano che le pratiche educative basate sul calore e sul sostegno favoriscono comportamenti positivi e motivazione al successo, mentre comportamenti punitivi ed ostili producono senso di perdita di controllo. Uno strumento educativo importante è dato dall’aiuto nel cercare e comprendere le cause dell’insuccesso. Tale pratica risulta più efficace della lode, che pure rafforza l’acquisizione di senso di controllo. In linea di massima la scolarizzazione riduce la sovrastima delle capacità di controllo dell’allievo, ma può anche far crescere convinzioni di controllo ingiustificatamente basse. Convinzioni di controllo riguardo ad una materia, alte o basse che siano, producono un effetto domino e vengono facilmente generalizzate anche in altri ambiti determinando spesso una pesante limitazione della possibilità di espressione del soggetto. 

L’autoefficacia come fattore di promozione della salute
La concezione della salute più recente adotta un modello di concezione più ampio di quello tradizionale strettamente medico e si rivolge all’aspetto bio-psico-sociale. In questa visione la salute e la malattia sarebbero il prodotto tra l’interazione di fattori psico-sociale e biologici. La salute fisica risulta quindi determinata dal corredo genetico, ma anche dalle abitudini specifiche del proprio stile di vita e dalle condizioni ambientali. Abitudini dannose quali l’alimentazione eccessiva, la sedentarietà, il fumo, l’alcol, per citare le più evidenti, incidono pesantemente sulla salute, specie se si sommano ad un ambiente degradato ed inquinato in cui aria acqua e cibo contengono sostanze tossiche.
L’autoefficacia interviene a due livelli nella promozione della salute:
1) essa riduce il potere degli elementi che producono stress originando una protezione del sistema biologico che modula la salute,
2) permette di esercitare un controllo sugli aspetti comportamentali da migliorare per salvaguardare le persone dalla malattia e dall’invecchiamento precoce.
Le condizioni di vita stressanti, ma soprattutto la percezione dell’incapacità di gestirle, produce gli effetti biologici più negativi quali l’attivazione del sistema neuro-vegetativo, la secrezione degli ormoni dello stress ecc…   .
Le reazioni biochimiche, associate ad un debole senso di efficacia, intervengono nella regolazione del sistema immunitario creando una vulnerabilità alla malattia.
Studi epidemiologici hanno evidenziato che la mancanza del senso di controllo o della capacità effettiva di influire sulle richieste ambientali, accresce la possibilità di infezioni batteriche e virali, contribuisce all’insorgenza di disturbi fisici, accelera il corso delle malattie già in atto (nell’esperimento fatto somministrando gocce nasali contenenti un virus che provoca il raffreddore si è potuto osservare che le persone depresse e con basso senso di autostima si sono ammalate in numero maggiore e più gravemente rispetto alle persone più ottimiste e con alto senso di efficacia ). E’ poi interessante segnalare che gran parte dello stress umano viene attivato nel corso dell’apprendimento dei mezzi per esercitare il controllo sulle richieste ambientali o mentre si va sviluppando  ed espandendo la competenza. Fornire alle persone mezzi per affrontare efficacemente fattori stressanti acuti o cronici, accresce la funzionalità immunologica. Un crescente numero di studi sulle patologie sta fornendo prove empiriche sul fatto che il vigore fisico deriva dalla padronanza degli elementi che determinano stress e dalla loro gestione efficace. Le convinzioni di efficacia influiscono molto sui progetti di cambiamento personale nelle varie aree della vita, quindi anche in ciò che concerne la salute. Esse permettono alle persone di esercitare, in una certa misura, un controllo sul comportamento che determina la qualità della loro salute ed integrità fisica, intervenendo su queste 3 modalità d’azione:
1)  l’abilità di decidere di cambiare le abitudini che influiscono sulla salute;
2)  la disponibilità a perseverare nel cambiamento e la motivazione a farlo;
3)  la costanza nel mantenimento dei cambiamenti fatti.
Se le persone ritengono di non avere i requisiti necessari per riuscire, non vedono neanche l’utilità di provare a fare qualcosa e se tentano, in assenza di rapidi risultati, rinunciano alla prima difficoltà. Riuscendo invece a proporre loro un programma di obiettivi e passi intermedi raggiungibili, si riesce a motivare lo sforzo mantenendo la persistenza necessaria al raggiungimento della meta. Essere in grado di esercitare un controllo su situazioni critiche è un buon modo per accrescere l’autoefficacia, ed è un aspetto importante della gestione di sè. Persistere o abbandonare certi modelli di comportamento, dipende dall’interazione fra le competenze personali, (l’efficacia nella gestione di sè) e le influenze sociali predominanti nella vita di una persona (es. fumo, alimentazione ecc.), vale a dire il maggiore o minore sostegno che viene offerto dall’ambiente di appartenenza. 


TRATTO DA: BANDURA A. (1995): IL SENSO DI AUTOEFFICACIA. TRENTO: ERICKSON, trad. it. 1996

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