lunedì 23 maggio 2011

L’EDUCAZIONE SOCIO-AFFETTIVA NELLA SCUOLA DELL’OBBLIGO: IL METODO INTEGRATO PER INSEGNANTI

Il Metodo integrato propone tre diverse modalità di educazione socio-affettiva che possono essere usate tutte e tre insieme, dando vita ad un programma integrato oppure separatamente, centrandosi su un particolare aspetto:
*      Per quanto riguarda la problematica del rapporto insegnante-classe la metodologia applicata è quella di Gordon;
*      Per favorire il rapporto tra i componenti del gruppo classe, quindi la loro conoscenza reciproca, e per offrire uno spazio relazionale diverso viene applicata la tecnica del circle time;
*      Per migliorare nel ragazzo le capacità di comprensione, dei suoi vissuti, sensazioni, sentimenti, atteggiamenti, fantasie e così via vengono utilizzati un insieme di esercizi psicomotori, che mirano a sviluppare la capacità di entrare in contatto e riconoscere le emozioni che provano concentrandosi su di sé, sull’ambiente esterno e sui loro rapporti con gli altri.  

IL METODO GORDON

Il metodo Gordon si propone di favorire lo sviluppo di un’efficace relazione fra insegnante e allievo e tra genitore e figlio. Il Metodo Gordon prevede l’utilizzo delle seguenti tecniche:
*      Ascolto attivo
*       Messaggio-Io
*       Risoluzione dei conflitti con il metodo del problem solving

Tali tecniche possono essere usate in vari ordini di scuole.
Al fine di poter stabilire un rapporto con gli allievi, che si basi sul riconoscimento reciproco, l’empatia e l’accettazione, l’insegnante deve essere autentico.
Tale capacità ovviamente non è innata, ma si può acquisire con il tempo diventando sempre più consapevoli delle proprie modalità comunicative e relazionali.


ASCOLTO ATTIVO O MESSAGGIO IO?

Per capire quando usare l’ascolto attivo e quando invece il messaggio Io, Gordon propone all’insegnante di osservare il comportamento dell’alunno e di chiedersi:  “Questo comportamento chi danneggia? A chi impedisce di lavorare? Il problema appartiene all’alunno o a me?”.

Riconoscere l’appartenenza del problema significa individuare limiti e confini tra sé e l’altro, significa chiedersi: ”Chi è a disagio in questa situazione?”

Se il problema è…

*      Del docente si interviene  utilizzando  il Messaggio-Io.

*      Dello studente si interviene usando l’ascolto attivo.


L’ascolto attivo consente all’insegnante di entrare in comunicazione empatica con lo studente che ha un problema ed accetta di parlarne.

 Si basa sull’accettazione dell’altro, presta attenzione a quei comportamenti che potrebbero costituire una barriera comunicativa.

 Spesso,  quando una persona ha un problema, anziché metterci in una posizione di ascolto tendiamo a parlare e a dare consigli. In questo modo il rischio è quello di fraintendere ciò che l’altro ha detto, di esprimere giudizi sulla persona, creando un circolo vizioso di incomunicabilità e generando nell’altro un atteggiamento di chiusura.

LE FASI DELL’ASCOLTO ATTIVO:

ASCOLTO PASSIVO (silenzio): Permette all’alunno di esporre, senza essere interrotto, i propri problemi;

MESSAGGI DI ACCOGLIMENTO: Indicano al ragazzo che l’insegnante lo segue e lo ascolta. Possono essere verbali o  non verbali;

INVITI CALOROSI:  Incoraggiano il ragazzo a parlare e ad approfondire quanto sta dicendo. Non valutano, né giudicano lo studente;

ASCOLTO ATTIVO (FEED-BACK): L’insegnante “riflette” il messaggio dell’alunno senza emettere messaggi suoi personali.


Il messaggio-Io e’ una modalità di comunicazione assertiva che permette di esprimere critiche in modo costruttivo contrapposta al messaggio Tu che tende a rimproverare, colpevolizzare e umiliare. Questa tecnica viene denominata “di confronto”, in quanto l’adulto esprime che cosa prova quando il ragazzo compie un’azione che può determinare specifici effetti.  


Il Messaggio-Io palesa il sentimento di chi parla e pertanto…
I messaggi-Io possono essere definiti “messaggi di assunzione responsabilità”, in quanto  il docente si assume la responsabilità del proprio stato d’animo e la responsabilità di essersi aperto abbastanza sinceramente, quindi il messaggio in prima persona lascia al docente la responsabilità del proprio comportamento.


ATTRAVERSO IL MESSAGGIO-IO VENGONO RAGGIUNTI OBIETTIVI FONDAMENTALI PER UN CONFRONTO POSITIVO:


*       con molta probabilità sollecita volontà di cambiamento
*       riduce al minimo la valutazione negativa dello studente
*       non pregiudica il rapporto

PASSI DEL MESSAGGIO IO:

1)      DESCRIZIONE DEL COMPORTAMENTO: “Quando tu fai……………..”
2)      DESCRIZIONE DELLO STATO D’ANIMO: “Io mi sento………………”
3)      DESCRIZIONE DELLE CONSEGUENZE CONCRETE:  “Perché…………………..”


1.     ORDINARE            non vengono assolutamente presi in considerazione i sentimenti dell’alunno, per cui non si sente capito.


2.     AVVERTIRE,  MINACCIARE               tale atteggiamento induce una difesa o un contrattacco, oppure vi è sottomissione.

 

3.      ESORTARE, MORALEGGIARE            colpevolizza il ragazzo che si sente irresponsabile.


4.      CONSIGLIARE, SUGGERIRE SOLUZIONI           l’adulto comunica che non ha fiducia nelle capacità del ragazzo, portandolo alla dipendenza ed alla svalutazione delle proprie idee.


5.     PERSUADERE CON ARGOMENTAZIONI LOGICHE            si umilia il ragazzo che si sente inferiore e incapace.


6.     GIUDICARE CRITICARE          si danneggia l’immagine del giovane e si distrugge la sicurezza e la fiducia in sé.


7.     COMPLIMENTARE, APPROVARE           anche i complimenti non meritati, possono ferire al pari delle critiche, perché chi li riceve non li sente corrispondenti all’immagine di sé, ma come un mezzo di manipolazione.


8.     UMILIARE, RIDICOLIZZARE           il ragazzo comprende l’ironia del messaggio e si sente offeso


9.      INTERPRETARE            se l’interpretazione è giusta, il bambino si sentirà offeso perché vengono scoperte le motivazioni del suo agire, se invece è  errata egli si sentirà inutilmente umiliato e incompreso.

 

10.            RASSICURARE, SIMPATIZZARE               il bambino può pensare che l’insegnante sminuisca il suo problema perché non lo capisce.


11.            INFORMARSI           spesso, involontariamente, si sottopone il bambino ad interrogatorio, ed il risultato che si ottiene è che questi si chiude in modo difensivo in sé stesso.


12.            SCHIVARE, DEVIARE, BEFFARSI            in questo modo si comunica al bambino che il suo problema non è importante, ci sono cose o persone che meritano maggiore interesse di lui.


IL CIRCLE TIME

Il Circle Time (dall’inglese “tempo del cerchio”) rappresenta uno dei momenti salienti degli interventi di Educazione Socioaffettiva nelle classi, durante il quale i membri della classe si riuniscono per discutere un argomento o un problema proposto da uno o più alunni, o dall’insegnante. La classe riunita durante il circle time può essere definita come un piccolo gruppo di discussione con una struttura a bassa gerarchia (l’insegnante ha infatti il compito di “facilitare” la discussione, ma nessuna funzione autoritaria), di tipo formale (in quanto luogo, tempo e norme che regolano la discussione restano costanti), con l’obiettivo primario di creare un clima collaborativo e amichevole fra i membri. Trasformare la classe in un gruppo primario  di autoaiuto, laddove sia possibile

Il circle time, da un punto di vista tecnico, richiede:

·         La disposizione delle sedie in circolo: fondamentale per garantire una comunicazione realmente circolare (di ogni membro con tutti gli altri) e non solo con l’insegnante come avviene con la normale disposizione dei banchi nelle aule scolastiche

·         La frequenza delle discussioni: una/due volte a settimana, con la riserva di eventuali discussioni “straordinarie” nel caso di avvenimenti che necessitino di essere discussi immediatamente

·         La durata della discussione:  di circa 50 minuti

·         Il criterio per decidere quale argomento sarà trattato: possono essere diversi purché permettano di valorizzare il contributo di ogni singolo membro

·         Altre regole (come ad esempio: non interrompere chi parla, accettare il punto di vista dell’altro, non deridere, ecc.) Scaturiranno dalle discussioni e sarebbe bene che l’insegnante riuscisse a sollecitarle negli alunni, anziché proporle egli stesso. Tali regole una volta accettate andranno scritte su un apposito cartellone in modo da renderle visibili al gruppo classe. 

Il problem solving è una tecnica che permette la ricerca comune di una soluzione soddisfacente ad un problema

Fasi del processo di problem solving secondo Gordon:

*      Esporre con chiarezza i termini del problema

*        Proporre le possibili soluzioni

*        Considerare vantaggi e svantaggi di ognuna

*        Scegliere le più adatte a risolvere il problema

*        Stabilire in che modo attuare la soluzione scelta

*        Verificare i risultati ottenuti

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